Nereo Rocco

Nereo Rocco

Il Paròn Nereo Rocco diceva che il culo, quando è sistematico, si chiama classe e lui sì che se ne intendeva. Vista da questa prospettiva, quindi, la botta di classe più proficua del calcio azzurro va in scena tra il 5 e il 10 giugno 1968 e vale addirittura un Europeo, il primo e per ora unico della sua storia.

Il 5 giugno a Napoli Italia e URSS si incrociano sulla strada che porta alla finale della terza edizione della Coppa Henry Delaunay.
I sovietici, vincitori nel 1960 e finalisti nel 1964, sono avversari ostici per i padroni di casa. Dopo 120 minuti di gioco, il risultato è ancora sullo 0-0 e così tutto verrà deciso dal lancio di una monetina. I capitani Facchetti e Shesternyov, ancora in tenuta da gioco, si recano negli spogliatoi. Facchetti sceglie ‘testa’ e l’arbitro della Germania Ovest Tschenscher lancia in area la 100 lire che deciderà tutto. La monetina va a finire chissà dove. Discussioni sul da farsi e poi, l’arbitro procede al lancio di una nuova moneta, che fa meno strada e si adagia dalla parte giusta per paese ospitante e UEFA, la testa. I sovietici protestano, gli italiani incassano la vittoria e vanno in finale.

Ad attenderli la Jugoslavia. Proprio a Napoli gli slavi otto anni prima avevano sconfitto gli azzurri per sorteggio nella semifinale del torneo di calcio dei Giochi Olimpici, ma la classe, che alle Olimpiadi mancò, è stata ritrovata in semifinale e accompagna gli azzurri anche in finale. Per larghi tratti dell’incontro la Jugoslavia in campo fa il bello e il cattivo tempo, ma riesce a segnare solo un gol, con il suo asso Dragan Džajić. Così a dieci minuti dalla fine un tiro sbilenco di Domenghini riporta la partita in parità. I supplementari non cambiano la situazione e si rende necessaria la ripetizione, perché decidere con una monetina la finale non è cosa bella.

Due giorni dopo, il 10 giugno 1968, il commissario tecnico Ferruccio Valcareggi opera quattro cambi nella formazione iniziale, il tecnico slavo uno solo e, visto che le sostituzioni non sono consentite, è un grosso errore. Gli azzurri in campo corrono di più, dopo 11′ passano con Gigi Riva e, in contropiede, prima della fine del tempo, arriva il raddoppio di Anastasi. Ormai è fatta e la vittoria arriva meritatamente e non solo per questione di dea bendata.

federico

Nella foto in evidenza: L’Italia che batte 2-0 la Jugoslavia; in piedi: Salvadore, Zoff, Riva, Rosato, Guarneri, Facchetti; accosciati: Anastasi, De Sisti, Domenghini, Mazzola, Burgnich