La Fédération Internationale de Football Association nasce nel 1904. Ventisei anni dopo il suo presidente, il francese Jules Rimet, organizza in Uruguay il primo Mondiale di calcio. Passano altri quattro anni e la seconda edizione è affidata ad una federazione europea, quella italiana. Le richieste di partecipazione a questa edizione sono così tante che la FIFA inventa le partite di qualificazione. Otto dei dodici gruppi sono interamente formati da squadre europee.

Nel 1924 le squadre scandinave si sfidano nei primi Campionati Nordici. Nel 1927 le federazioni di Austria, Cecoslovacchia, Italia, Svizzera e Ungheria danno vita al primo trofeo continentale di calcio di una certa importanza, la Švehla-Pokal, meglio nota come Coppa Internazionale. Un anno dopo Lettonia, Lituania ed Estonia si contendono la prima Coppa del Baltico. Passa ancora un anno e Bulgaria, Romania, Grecia e Jugoslavia seguono l’esempio organizzando la Coppa dei Balcani. La disputa di un torneo continentale per nazioni sembra alle porte e, invece, bisognerà attendere il 1960. Ma perché così tardi?

Nel momento in cui la FIFA stabilisce le regole per il torneo calcistico delle Olimpiadi del 1928 (e conseguentemente per il primo Mondiale), la federazione inglese e le altre britanniche escono dall’associazione per divergenze sul concetto di rimborso spese da corrispondere ai giocatori amatoriali. I maestri inventori del football raramente sbarcano oltremanica e continuano a contendersi il Torneo Interbritannico, una sorta di quattro nazioni calcistico disputato per la prima volta nel 1883 e per l’ultima volta nel 1984.
L’isolazionismo degli inglesi e degli scozzesi non lo si può, però, considerare decisivo nel rinvio ben oltre la fine del secondo conflitto mondiale la disputa del primo Europeo: il calcio è, infatti, diffuso in tutta Europa e già ai primi tre Mondiali si è fatto a meno dei britannici, senza che la manifestazione ne risentisse.

Ben più importante ci sembra un altro motivo, di natura socio-politica. L’Europa di oggi “pacificata”, sotto l’egida del mercato, ci fa spesso dimenticare che il nostro continente è stato duro teatro di guerra nella prima metà del secolo scorso. Fatalmente le grandi potenze in lotta per la spartizione del territorio erano anche grandi potenze calcistiche, senza contare che sin dalla fine degli anni Venti la possibilità di utilizzare a fini propagandistici lo sport è apparsa ben chiara.
E allora è difficile immaginare gli emissari dei governi francesi, italiani, austro-tedeschi e inglesi seduti intorno a un tavolo per decidere la nascita di una federazione europea e organizzare un campionato europeo. Non è un caso che Campionati Nordici, Švehla-Pokal, Coppa del Baltico e Coppa dei Balcani siano nate come competizioni riservate a nazioni affini geograficamente e spesso politicamente. Non è neanche un caso che la FIFA sia nata prima dello scoppio della Grande Guerra e che abbia sede nella neutrale Svizzera.

Finita la Seconda Guerra Mondiale, nel 1946, la ricostruzione sociale, economica e politica parte da basi diverse rispetto a quelle che avevano ricostruito la conflittualità dopo il 1919. Neanche a dirlo, le squadre britanniche rientrano subito nella FIFA e nel 1950 l’Inghilterra partecipa per la prima volta alla fase finale di un Mondiale, mentre italiani e tedeschi non vengono emarginati anche se usciti sconfitti dal conflitto. La guerra fredda è alle porte e il nemico sta per diventare un altro.

È in questa situazione liquida che la neonata UEFA organizza nel 1955 la prima Coppa dei Campioni d’Europa, aprendo sin da subito anche ai paesi dell’Est. Cinque anni dopo, nel 1960, in Francia sarà proprio uno di questi, l‘URSS, a vincere la prima edizione del campionato europeo per nazioni. Un’edizione a ranghi ridotti per il rifiuto – tra le altre – di Germania Ovest, Inghilterra e Italia, ma comunque valida a tutti gli effetti.
Una gestazione lunga quasi quaranta anni, un parto difficile e una coppa nata gracile che all’anagrafe viene registrata col nome di Henri Delaunay, in onore del primo segretario generale della UEFA, morto prima di poter assistere alla prima edizione.

federico