La seconda guerra mondiale scoppia il 1° settembre 1939, l’Italia di Mussolini entra in guerra il 10 giugno del 1940, il campionato di Serie A solo tre anni dopo. Guai, infatti, a toccare quel giochino che tanto lustro ha dato all’Italia sui campi di tutto il mondo e che in patria è diventato uno straordinario mezzo di propaganda. E che importa se qualche partita della stagione 1942/43 subisce interruzioni per incursioni aeree. Poi arriva l’otto settembre, inizia l’avanzata degli alleati, si formano i primi gruppi partigiani e anche sul calcio cominciano a cadere i riflessi del terribile conflitto in corso.

La Federcalcio segue la strada del governo ed emigra verso Nord. Non si può, però, lasciare gli italiani senza campionato e dato che la penisola è divisa in due tronconi ecco che vengono organizzati dal Lazio in su tornei a carattere regionale, cui possono partecipare squadre di A, B o C. Le squadre vincitrici saranno poi ammesse a un girone finale che assegnerà il titolo di Campione di guerra 1943/44.

Il campionato romano è tagliato fuori quasi subito per motivi bellici, stessa sorte per quello toscano. Una precisa disposizione della Federazione consente, però, ai giocatori di cambiar momentaneamente maglia per ragioni logistiche. Così il grande Silvio Piola, in forza alla Lazio, è arruolato dal Torino campione in carica. Tutto sembra preludere a una passeggiata per i granata che in panchina hanno per l’occasione il ct della nazionale Vittorio Pozzo e che oltre a Piola possono contare su Ferraris II, Valentino Mazzola, Loik, Gabetto, Menti e Ossola, una buona parte di quell’incredibile squadra che passerà alla storia come il Grande Torino. Accade, invece, qualcosa che darà a questo campionato di guerra una dimensione diversa e un motivo per essere ricordato.

Ottavio Barbieri da giocatore con la casacca del Genoa

Ottavio Barbieri da giocatore con la casacca del Genoa

A Spezia il club che ha concluso al 6° posto l’ultimo campionato cadetto è praticamente dissolto, il presidente è stato catturato dai nazisti, la città comincia a essere oggetto di bombardamenti aerei e molti giocatori sono alla macchia. Semorile, l’unico dirigente della società rimasto, e Gandino, il locale comandante dei pompieri, trovano però il modo di non far allontanare il calcio dalla città e di salvare dall’obbligo di leva i giocatori spezzini rimasti, facendoli prima arruolare come ausiliari volontari e poi costituendo con loro la 42º Corpo dei Vigili del Fuoco La Spezia. La squadra ottiene l’iscrizione al girone Emiliano per via dell’impossibilità di percorrere le strade che portano in Piemonte.

Il comandante Gandino, però, non si ferma qui e convince alcuni giocatori del Livorno, del Napoli e del Genoa a vestire la casacca spezzina. Tutti al costo di uno scampato pericolo di essere rastrellati e inviati al fronte dai nazifascisti. I toni da allegra brigata ci sono tutti, se non si fosse in guerra: trasferte in autobotte, piena anche di uova, farina e olio da vendere alla borsa nera, spirito goliardico e partite di pallone. A crederci sin da subito è solo l’allenatore Ottavio Barbieri che ha in testa strane idee tattiche e che non perde un momento per caricare i suoi.

Un po’ di fortuna spiana la strada alla finale di zona contro il Bologna: Suzzara, Fidenza e Parma sono avversari abbordabili, il Carpi si ritira, il Modena batte 4-0 lo Spezia ma perde a tavolino per aver schierato un giocatore dichiarato inabile alla leva. L’ 11 giugno a Bologna, arriva poi la prima grande impresa. I felsinei attaccano a testa bassa, ma il portiere spezzino Bani para l’impossibile e al 79′ Rostagno parte in contropiede e porta gli ospiti in vantaggio. Protestano i tifosi, tra cui abbondano le camicie nere come nella finale del 1925. Stavolta l’intimidazione non riesce, l’arbitro convalida e poi sospende la partita. La disciplinare commina squalifiche a raffica, sancisce lo 0-2 a tavolino e i rossoblù rinunciano alla partita di ritorno. I pompieri bianconeri sono a sorpresa al girone finale col Torino campione in carica e il Venezia, terzo in A nel 1942. Appuntamento all’Arena di Milano, nonostante i bombardamenti siano sempre più frequenti.

Il triangolare inizia il 9 luglio 1944 con un pareggio tra Spezia e Venezia: al gol di Tori al 31′ risponde il veneziano Astorri al 66′. Una settimana dopo arriva il match contro il Torino che finora ha schiacciato tutti gli avversari. Per nulla impauriti e anzi caricati da uno spocchioso discorso tenuto da Vittorio Pozzo nel loro spogliatoio prima della partita, gli spezzini scendono in campo compatti e passano dopo poco con un gol di Angelini. Barbieri ha intanto già vinto la sua partita a scacchi: Mazzola marcato a uomo dal mediano Tommaseo è fuori dal gioco e gli altri attaccanti, se pure riescono a liberarsi, trovano sempre uno dei fratelli Persia come ultimo uomo tra loro e il portiere. Barbieri, insomma, ha inventato il libero. Silvio Piola è però pur sempre il più forte attaccante italiano di tutti i tempi e al 31′ trova il modo di incornare in gol una punizione di Ossola. Lo Spezia non si scompone e all’ultimo minuto del primo tempo torna avanti, ancora con Angelini su centro del suo uomo assist, Costa.

2012/13: lo scudetto compare sul petto accanto alla manica destra

2012/13: lo scudetto compare sul petto accanto alla manica destra

Nella ripresa tutto come prima fin quasi al 90′ quando anche la dea bendata fa capire da che parte sta: Tommaseo in proiezione offensiva manca un aggancio, Mazzola finalmente libero viene a prendersi la palla nella sua metà campo, arriva al limite dell’area avversaria e scarica una bordata che si infrange sulla traversa a Bani battuto. Al fischio finale i Vigili non sono ancora campioni di guerra perché manca ancora una partita e il Venezia potrebbe raggiungerli. Il Torino, però, non scende a patti e travolge i lagunari 5-2 quattro giorni dopo. Gli spezzini aspettano lo scudetto e invece arriva la Coppa Federale, in linea con quanto riservato al Milan in occasione della vittoria del campionato di guerra 1915/16.
Passeranno  quasi sessanta anni prima che la Federazione conceda agli spezzini lo scudetto onorifico e la possibilità di ornare le proprie casacche con un segno distintivo che ricordi quella vittoria. La squadra dei Vigili del Fuoco La Spezia non sarà però mai riconosciuta campione d’Italia 1944.

Fonti: Spalti di guerra, documentario di Carlo Durante

Una formazione dei Vigili del Fuoco Spezia 1943/44. In piedi: Tommaseo, Costa, Rostagno, il comandante Gandino, Borrini, Tori, Angelini; accosciati: Persia I, Scarpato, Amenta, Bani, Gramaglia

Una formazione dei Vigili del Fuoco Spezia 1943/44. In piedi: Tommaseo, Costa, Rostagno, il comandante Gandino, Borrini, Tori, Angelini; accosciati: Persia I, Scarpato, Amenta, Bani, Gramaglia

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